Venerdì 01 Luglio 2011 20:03
Una grande battaglia è stata vinta. E siccome è stata una mia battaglia, una di quelle che avevo contato tra le decisive del mio impegno politico, nell’era post-comunista, posso giustamente trarne la giusta soddisfazione. Una soddisfazione che a parere di chi scrive vale di più di ogni carica politica o riconoscimento istituzionale. Il nucleare è finito, almeno in Italia. E’ vero che si è vinto il referendum ma non bisogna dimenticare chi sono i nostri interlocutori politici e quanto vale il business sull’atomo. E dunque, non bisogna sospendere la giusta vigilanza. Quindi si canta vittoria ma con moderazione e con la consapevolezza che il pericolo non c’è più ma potrebbe tornare. Stiamo all’erta dunque ma nel frattempo dirigiamo il nostro impegno in altri orizzonti. E ce n’è uno che mi sta particolarmente a cuore.
Ho visto crollare un paese europeo dal marzo del 2004 a settembre 2009 in cinque anni. E mi era stato insegnato all’università che le inter-relazioni (una relazione assume una certo fascino se ci si aggiunge il prefisso INTER) ecnomico, social-politiche rendono praticamente impossibile un crollo finanziaro di un paese che ha aderito all’EURO. E io me ne stavo tranquillo fino a che la Grecia è crollata. Ma sono meno tranquillo ancora, anzi la mia ansia viene promossa addirittura al grado di attacco di panico, quando si scopre che in Grecia proprio in quegli anni la corruzione e l’evasione fiscale sono dilagate.
Allora forse è quello il motivo?