L’Italia è un paese ormai irrecuperabile, dovrebbe, se ci fosse un minimo di meritocrazia internazionale, sprofondare nel Mediterraneo o scivolare piano piano verso Sud, africanizzarsi forse desertificarsi, morire lentamente ma ineserobilmente e questo non già per i corruttori e i corrotti ma piuttosto per l’inerzia di un popolo vile che non fa nulla, che subisce di tutto senza ribellarsi anzi annichilendo sempre di più lo spirito di sé. Senza una rovina definitiva l’Italia continuerebbe a galleggiare tra i miasmi di un futuro paludoso e incerto.

L’Italia ha già commesso l’errore e lo reitera dimostrando quanto la Storia sia inutile e quanto gli errori del passato non servano a nulla nel futuro. Così nel 1993 si pose fine alla cosiddetta ‘Repubblica dei partiti’.

Vent’anni fa la reazione della società civile ci fu e, per certi versi, fu assai violenta e venne canalizzata da alcune speranze:  la prima riguardava il ruolo salvifico e di supplenza della magistratura: si diceva che il bilanciamento dei poteri previsto dalla Carta Costituzionale avrebbe con sufficienza rigenerato la politica in virtù del fatto che la società civile era innocente (sic?). Il risultato fu che ai delinquenti professionisti della politica si sostituirono personaggi prestati alla politica spesso su mandato  dei primi,  in un lungo ciclo plebiscitario che non è stato in grado di essere un’ alternativa.

Rispetto al 1992 l’azione giudiziaria appare, tuttavia, adottare un nuovo piano di azione: meno televisione e più strategia, meno pubblicità e più concretezza. Quindi non è oggi possibile trovare un unico pool a Milano o altrove da prendere di mira per deligittimarlo come si è fatto con Mani Pulite e dunque la magistratura non presta il fianco alla critica di agire in nome del potere e non in nome della Giustizia.

Ma della stagione di Tangentopoli sono sopravvissuti i riflessi e le retoriche. Gli attori antagonisti si sono trasformati e, per certi versi, si sono smaliziati: sono diventati più accorti e forse più pericolosi ma non ci sono le condizioni strutturali, tra cui la congiuntura internazionale, che provocarono quel collasso.

Tutto il mondo ama l’Italia meno che gli italiani, a quanto pare.  Con una politica di corrotti, non c’è angolo di Italia immune dal crimine, in ogni cosa che conta veramente (immigrazione, EXPO, Ricostruzioni, MOSE, Comune della Capitale, Dio voglia non si faccia mai il ponte sullo stretto).

Una crescita economica irregolare, il crimine organizzato che si è espanso al Nord, trovando al Nord i veri affari dove radicarsi e insediarsi politicamente,  un senso tenue, inconsistente dello Stato la qualità della vita in Italia non può che peggiorare. In questo contesto hanno poca importanza le telenovelas sui processi in corso.

Qui non è più in discussione la Giustizia. Non è un problema di crimine, qui è in gioco la capacità stessa dell’ Italia di riformarsi, rivoluzionarsi meglio, e di sopravvivere.

Categories: Politica Nazionale

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