La Libia è a un tiro di schioppo. A soli 350 km dalle nostre coste. Non possiamo non curarci di un conflitto che sembra ormai aver perso il controllo. La situazione è tutt’altro che definita. Di certo c’è che, contrariamente a quanto affermano i suoi portavoce, lo Stato Islamico non sta conquistando la Libia. Semmai alcune bande, che continuano a massacrarsi senza sosta, millantano il marchio del Califfo per ottenere visibilità e magari attrarre soldati.

Che fare allora? Starsene a guardare o intervenire?  E intervenire unilateralmente o collettivamente come comunità internazionale i cui interessi collettivi, la pace e i diritti umani, sono oggettivamente minacciati? Ma in Libia, ora come ora, non c’è nessuna pace da preservare nemmeno potenziale.  E poi? Dovrebbe essere l’Italia a guidare l’agognata missione? E come? Con che mezzi?

Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. fonte: www.eunews.it

Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. fonte: www.eunews.it

Che il ministro Pinotti voglia mandare  5000 uomini allo sbaraglio senza un minimo di copertura militare? Lo capisce anche un bambino che più di uomini in una distesa desertica servono carri armati e tanti, elicotteri e aerei  di copertura e tanti. Ma non ne abbiamo: i piani di demilitarizzazione e i tagli al settore bellico hanno dato i loro frutti. Giusti o cattivi che siano, non stiamo a discutere, è un fatto di bilancio che non si possono avere capre e cavoli.

Inoltre non credo che il ministro Pinotti abbia accuratamente considerato il nostro passato coloniale in Cirenaica. I libici lo ricordano eccome e aggiungi che il tutto ci esporrebbe, ulteriormente e inutilmente, al terrorismo jihadista. Quindi cosa fare? Perché qualcosa si deve pur fare!

Intanto star tranquilli, fare un bel respiro profondo e prendere le misure della questione senza cadere in facili allarmismi e in precipitose soluzioni che ultimamente precedono il cervello nelle relazioni internazionali dalla Seconda guerra del Golfo a oggi.

Poi bisogna fare quello che possiamo effettivamente fare senza avventurarsi in missioni impossibili. L’Italia e l’Europa ma anche la NATO sono praticamente disarmati ed è giusto prenderne atto. Quindi io agirei soprattutto sul fronte finanziario bloccando i flussi di denaro che arrivano ai miliziani libici. Colpire con un blocco navale, non un embargo ma proprio un blocco navale, gli interessi dei terroristiin Libia in modo da fermare prima che partano le barche con cui i mercanti di esseri umani lucrano su migliaia di disperati. Ma il blocco navale è un atto di guerra e la guerra la si fa con le armi.

Se la marina militare italiana, pure coadiuvata dall’Europa, non è in grado di effettuare un blocco navale alla Libia, beh è meglio uscire dalla scena delle relazioni internazionali il più presto possibile, non farsi più vedere per i prossimi duecento anni colorando l’isolazionismo con le tonalità di un pacifismo ideologico, convinto!

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